[:it]”LA LEGGENDA DEL PESCATORE CHE NON SAPEVA NUOTARE” di Agnese Fallogno @TEATRO QUIRINO di Roma[:]
[:it]La sala si apre al pubblico, brulica di passi e voci soffuse. Altre voci sopra le altre si diffondono nell’ambiente. Vengono dalle casse audio e sono molto particolari: sono testimonianze.
Lo spettacolo “LA LEGGENDA DEL PESCATORE CHE NON SAPEVA NUOTARE”, regia di ALESSANDRA FALLUCCHI, con ELEONORA DE LUCA, AGNESE FALLOGNO, TEO GUARINI e DOMENICO MACRI’ è infatti questo, una serie di testimonianze raccolte oralmente attraverso i padroni di quelle voci: roche, squillanti, avvolgenti, vissute. Il testo, ricavato da interviste fatte ad anziani originari dell’epoca è il frutto del lavoro drammaturgico di Agnese Fallogno, anche attrice nello spettacolo, che con dedizione e passione risemina le parole, le coltiva e le fa rifiorire in tutti i loro sentimenti e la loro poesia.
All’accendersi delle prime luci appaiono sul palco 4 figure vestite di abiti che vanno dagli inizi del ‘900 fino ai primi anni ’50: sono antiche ma fresche. Due degli attori abbracciano 2 chitarre in scena e cominciano a suonare in un duetto affascinante. Dalle due ne emerge una che è romantica, piaciona, un innamorato di altri tempi che canta l’amore per la sua bella.
È Arturo (Teo Guarini) e canta una serenata che lo rappresenta come desiderato dalle donne ed esperto latin lover: tutte lo vogliono… Ma l’energico bussare alla porta immaginaria del suo bagno ci riporta alla sua realtà. È un orfano allevato da una donna attempata, che lo ama e coccola da sempre come solo una dedita nonna può fare, fa il pizzaiolo ed è cresciuto alla Garbatella, un romano come tanti altri: passionale per la vita. È cresciuto cantando canzoni d’amore grazie al dono della sua voce, impastando farina e amando in segreto la sua Nina, l’unica donna che lo rende timido e goffo. Ma l’amore passa attraverso il disagio, abbatte la barriera e Nina gli dedica il sentimento eterno e dolce che è quello del primo amore. Continuiamo con un bel racconto di storia romana che ci rivela le origini della Garbatella e che ci mostra una promessa di matrimonio. Poi la guerra, tutto il dolore, la ribellione, la privazione, rimane solo la voglia di cantare…
C’è poi Maria (Eleonora De Luca), una ragazza che fin da bambina è piena di entusiasmo e voglia di ballare fino allo sfinimento in una Sicilia allora proibitiva, quasi a caccia dello scandalo. Maria è dolce e affezionata al padre che non manca di accompagnare il suo sonno raccontandole come ninna nanna le leggende di un pescatore che incontra la Sirena di Modica e che gli cambia la vita: leggende antiche coltivate dalla sonorità della voce e delle parole. Maria cresce e cresce in lei la passione per la musica e per la danza, fiorisce anche come donna, una donna bellissima: ma è un fiore che cresce durante la seconda guerra mondiale, in anni di stenti e paura. Arrivano però infine gli americani e tutto cambia! Che musica da quel continente lontano, che novità anche solo in una gomma da masticare, che fascino in quegli uomini così diversi. E al rintocco dei suoi 16 anni lei scopre gli occhi verdi di un americano…
Torniamo ad ascoltare un’altra serenata, quella di un uomo per la sua bella. Da Roma ci spostiamo a Napoli e la pasta di questa donna, Regina (Agnese Fallogno), è diversa: franca, pratica, partenopea. Lei di mestiere fa la ricamatrice, vive di questo e non crede più nell’amore, nel matrimonio e soprattutto nella necessità di essere in due: mi basto da me! Cresciuta da un padre artista, uno scultore di anime e santi che ha conosciuto la sua mamma a messa, ha due sorelle: Albina e Romita, come nella tradizione napoletana dei racconti delle discendenti del Barone Toraldo. Tre figlie, tre sorelle, tre scalmanate popolane che negli anni diventano “femmene” e scoprono infine l’amore. Regina lo trova per prima, per un uomo venuto dal nord…
L’ultima storia è quella di Salvatore (Domenico Macrì), un pescatore che avrebbe voluto fare altre cose nella vita, l’archeologo, l’astronauta… oggi si può, si può scegliere… ma allora, una volta era tutto diverso, si faceva quello che si doveva e basta. Al suo paese erano tutti cipollari o pescatori: e lui cresce nipote di pescatore, figlio di pescatore e pescatore anch’egli. Proprio il nonno, affascinandolo, gli insegna la cultura del mare, della sua barca con pesca a strascico, che alla luce della luna diviene la sua sposa. Ma Salvatore per assurdo non sa nuotare, per paura, per timore ma soprattutto per riverenza e rispetto verso il mare, verso la sua sposa: di notte va sulla spiaggia e incantato lo chiama a sé. Ma un pescatore che non sa nuotare può solo diventare lo zimbello del paese, anche quando prima il nonno e poi il padre vengono a mancare e lui diventa capo pescatore del paese e capitano di quella barca. In una notte di tempesta, mentre tutti, lui compreso, cercano di non far rovesciare l’imbarcazione…
I 4 attori che calcano la scena sono bravissimi, preparati da una formazione artistica invidiabile: ballano, cantano, suonano e recitano in maniera strepitosa.
La regia anche è ottima: clinica ed appassionata, poetica e sensibile, ben coreografata e con ottimi spunti in una rosa di emozioni larghissima che va dal drammatico fino al comico. Alessandra Fallucchi è maturata in una regista ammirevole, una vera levatrice del teatro.
PAOLO RICCI
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