“SOLO: a Star Wars story” di RON HOWARD ANTEPRIMA@CinemaModerno di Roma
[:it]
Le trilogie di Star Wars, quella originale come quella dei prequel, sono sempre state innovative. A prescindere dai gusti, se piacessero oppure no, se le scelte attoriali e narrative fossero gradite o no, hanno comunque sempre lasciato il segno.
A seguire, le pellicole “Il risveglio della forza” e “Gli ultimi Jedi” avevano l’arduo compito di sostenere il peso dell’eredità dei 6 film precedenti e nonostante le difficoltà sono riuscite a sostenerlo sia drammaticamente che con la giusta divertente ironia.
La ripresa del cast della saga originale ha reso più morbido il trauma per i vecchi fan. HARRISON FORD (Han Solo), MARK HAMILL (Luke Skywalker), la compianta CARRIE FISHER (Leia Organa) e persino ANTHONY DANIELS (D-3bo) hanno passato benissimo il testimone a DAISY RIDLEY (Rey), ADAM DRIVER (Kylo Ren), JOHN BOYEGA (Fynn) e ai nuovi fani. Lo stile recitativo e registico è stato ben bilanciato fra le due fasi.
Con “ROGUE ONE” (a mio avviso la più bella pellicola dal sesto episodio in poi) addirittura avevano fatto un passo da gigante, un successo enorme ottenuto da una storia inizialmente classificata come spin-off ma che in effetti non lo è: si colloca nel mezzo della seconda e prima trilogia classificandolo come un 3 e ½ in maniera cinematograficamente e narrativamente perfetta.
Gli attori poi sono il frutto di un casting elaborato e completo: Felicity Jones e Diego Luna sopra tutti, bravissimi e azzeccati anche Ben Mendelshon, Riz Ahmed, Madd Milkelsen e tutti gli altri. La regia di Gareth Edwars degna di nota. Le rievocazioni di Wilhuff Tarkin, Darth Fener e Leia Organa insuperabili.
Con una scia così ci si aspettava come minimo un successo superiore o uguale… ma così non è stato. “SOLO” (in uscita nelle sale questo 23 maggio) non gode della stessa luminosità.
Per carità, Alden Ehrenreich è credibilissimo come HAN, Emilia Clarke sostiene bene il suo ruolo e tutti gli altri come Woody harrelson, Donald Glover, Paul Bettany e tutti gli altri personaggi secondari sono giustissimi nei loro ruoli di sostegno alla storia. Non è quindi un problema di cast.
La regia, prima curata da Phil Lord e Christopher Miller e poi ripresa in seconda battuta da Ron Howard, alla fine non è nemmeno segnata dal travaglio del passaggio di mano in mano. Regge ed è omogenea, non è evidente nessun cambio di stile e fotografia. Non è nemmeno qui il problema.
La storia è interessante e ben narrata, piena di dettagli e background che soddisfano ogni tipo di fan, di qualsiasi data di nascita. Gli sceneggiatori Lawrence Kasdan e Jon Kasdan hanno fatto un ottimo lavoro di scrittura. Per non parlare degli effetti speciali, la cgi, i costumi e le musiche che accompagnano il tutto lasciano lo spettatore col fiato sospeso più e più volte. No, nemmeno in questi reparti troviamo dei difetti.
Eppure… eppure non c’è quella intensità, quella temperatura, quella volontà di lasciare una traccia che è tipica della saga.
Ricapitolando: attori, regia, storia, effetti e tutto il contorno sono ottime, ma non fanno da trampolino (attenzione: non è che non ne siano capaci!) per far scattare quella magia che ci lega alla sedia, che ci fa stringere i braccioli ad ogni virata pazzesca del Millennium Falcon, che ci proietta nello schermo durante i salti dell’iperspazio, o che ci fa piombare nel silenzio durante i dialoghi più drammatici, che ci lascia a bocca aperta per scenari e location. La spinta emozionale non è la stessa.
Il problema è un altro: è fondamentalmente un problema di tono, o meglio, di sottotono.
Intendiamoci: E’ un bellissimo film da vedere, soprattutto per chi ama il filone lo è assolutamente, ma se dovessimo adottare un metro di giudizio rispetto alle altre pellicole si prenderebbe solo un 7 e 1/2… Questo “spin-off” alla fine ci risulta TROPPO spin-off, è talmente a se stante che quasi si sfiora la sensazione che parli di altro, non di Star Wars. In tutto il film poi si ha sempre la sensazione che decolli, in molti momenti, ma ogni volta che vedi una scena senti in cuor tuo che si poteva fare di più o che si poteva farlo allo stesso modo ma con un’energia diversa. Come mai? Questa è la domanda: perché?
L’ipotesi, l’unica, è che a sensazione questo film non sia un vero e proprio sipin-off, come in realtà ci aspettavamo, ma che sia un vero e proprio “primo capitolo” di una nuova saga, alternativa e parallela a quella che tutti noi conosciamo ed amiamo. Allora tutto si spiegherebbe, tutto avrebbe un senso, in questa nostra nuova società multimediale, dove i sequel non sono frutto del successo ma le trilogie (come minimo) vengono pensate per intero in anticipo ed è quindi ovvio che il primo passo debba avere un profilo basso per poi lasciare lo spazio ad un crescendo che ci porterà al fatidico incontro tra HAN, CHEWBECCA, LUKE, OBI WAN KENOBI e i due storici droidi.
Allora sì, allora si spiegherebbe davvero tutto.
Ma non possiamo ancora saperlo adesso, non fino a che non avremo notizie dalla Disney/Lucasfilm di un eventuale nuova continuità… tanto tempo fa in una galassia molto, molto lontana….
PAOLO RICCI