“AMICI, AMANTI” con Andrea Tidona e Carla Cassola @TEATROSOPHIA di Roma
“AMICI, AMANTI”
Con Andrea Tidona e Carla Cassola.
In scena al TEATROSOPHIA ancora dal 3 al 6 Ottobre 2019.
A via della Vetrina 7, c’è un piccolo teatro nel cuore di Roma dove mi sono ritrovato a vedere lo spettacolo di questa recensione. Le sue porte mi hanno accolto come braccia aperte e mi hanno fatto entrare in un luogo franco e accogliente, curato nei dettagli. La mia attenzione è stata portata immediatamente a qualcosa di “altro”, a una sensibilità insita nella ricerca dell’arte che da subito mi ha colpito. C’era nell’aria del foyer qualcosa che già mi dava il presentimento di un “senso” alla mia presenza in quella serata in cui sono andato a vedere la rappresentazione.
In scena Andrea Tidona e Carla Cassola, alle prese con il pubblico attraverso un spettacolo/reading che mi ha cambiato qualcosa. Dentro.
Vedere l’inizio di uno spettacolo con due attori che prendono posto su due sedie con in mano un nutrito numero di pagine può inizialmente spaventare. Ma il tatto, la delicatezza con cui i due interpreti si approcciano al solo semplice movimento di sedersi, di come curano le mute controscene, i piani di ascolto, con intensità e presenza, ci spazza subito via ogni timore. Accanto al loro due piccoli comodini con oggetti personali, semplici ma curiosi, che caratterizzano già di molto la scena vuota, aperta allo spazio teatrale nudo che libera di ogni briglia la fantasia dello spettatore. E si comincia.
Lui e lei iniziano a leggerci, a raccontarci la storia di due personaggi che si conoscono da una vita, fin da piccoli, fin dalla più tenerà età. E tenere sono le voci che prendono vita, ingenue e scherzose in questa fase gioiosa e burlesca che è il fresco inizio della nostra esistenza. Ridiamo di loro e con loro di scherzi e sberleffi, innocenza, del giocare col mondo.
E poi si cresce. Solitamente all’inizio della fanciullezza, all’affacciarsi di nuove scoperte e nuovi interessi, gli amici di infanzia si allontanano, si perdono di vista. Ma già da subito ci è chiaro che “quei due” avranno molto da mostrarci, da rivelarci. Attraverso le vibrazioni di quei due corpi, di quelle due voci, vediamo le fasi dell’intero arco di una vita: dai primordi si passa alla adolescenza e alla pubertà, agli anni della giovinezza, da quella che chiamiamo età adulta fino alla mezza età.
Spruzzi di fantasia galoppante. Scoperte radicali e rivelazioni umane. Primi amori e gelosie. La voglia di affermarsi, di amarsi e di odiarsi. La presa di coscienza di se e degli altri che ci stanno attorno. Le scelte intraprese, giuste e sbagliate, che ci disegnano il precorso. I ritorni sui propri passi a volte troppo tardivi, a volte troppo affrettati. Sentieri sicuri abbandonati a volte vigliaccamente, a volte masochisticamente. La saggezza acquisita che ci porta alla scoperta dei quei tanti momenti felici passati insieme, dei altrettanti momenti infelici passati da lontani.
Capita che alcuni esseri umani siano congiunti, che possano essere legati da un qualcosa che va al di là della semplice simpatia, dell’amicizia, della chimica. Spiriti Affini si chiamano: ed questo è uno di quei casi. Lui e lei si incontrano di continuo per tutto questo loro viaggio, si scrivono spessissimo: le parole che ci vengono lette sono partorite dalle penne dei nostri personaggi diventando una intercapedine narrativa che ci mostra il loro modo e stile di vivere. Rendendoci testimoni del loro mutarsi da amici ad innamorati. Ridivenire amici per convenienza, dettata da mariti e mogli messi nel mezzo, un po’ per allontanarsi forzatamente, un po’ per scoprire dell’altro, un po per ripicca, un po’ per gelosia. Da figli che arrivano, voluti e non, sconvolgenti luci che illuminano il nostro essere sulla terra di nuove empatie, di nuovi scopi. Tornare amanti, ancora, inaspettatamente, appassionatamente, travolgentemente, come un mare in tempesta che ci piace domare con forza, ma dal quale molto adoriamo anche lasciarci sopraffare. E dopo quel “irresistibile tormento” lasciarsi sussurrare all’orecchio e rispondersi a fil di voce “ti voglio… ti amo…”. Accorgersi che il nostro mondo ha un senso mutato in qualcosa di diverso, in un modo intangibile ma indispensabile. Perdersi di nuovo. Ancora per quella vigliacca sensazione che tutto il resto del mondo è più importante. Che l’amore, va da se, debba andare sempre come seconda scelta… ma però… però…
Tutto questo. Tutto questo ed ancora di più ho provato seduto su quella sedia di platea, mente le schiene del pubblico tutto, dapprima appoggiate alla spalliere si allontanavano sempre di più da esse e i nostri corpi, le nostre attenzioni venivano rapite in un vortice di diletto, riso, divertimento, canzonature, pathos, amore, solitudine, gelosia, rabbia, commozione e pianto.
Perché, sì, mi sono commosso ed ho pianto. Sentendo dapprima “quel” malessere alla bocca dello stomaco, poi il fiato corto ed infine la guancia che si bagna. Di una sola lacrima… che mi ha svuotato. Purificato.
Andrea Tidona e Carla Cassola mi hanno regalato emozioni vere. Hanno creato uno spettacolo generoso che consiglio assolutamente di andare a vedere. Pieno di una trama avvincente e di trasformismi efficaci! Sono stati i due bimbi che avrei voluto adottare, i due giovani adolescenti che ho potuto osservare crescere da lontano, l’uomo e la donna che ho potuto ammirare con orgoglio per i loro successi e con rammarico per la loro testardaggine: due esseri umani che nei loro essere “Amici, Amanti” mi hanno fatto capire c’è di più oltre al realizzarsi, che c’è la fuori una nostra anima affine a cui dobbiamo avere il coraggio di porgere la nostra mano. E che lei, anche lei, deve avere il coraggio di accettarla e non lasciarla. Mai.
Tutto il resto del mondo è importante. Ma un amore vero non può passare in secondo piano. L’amore vero che si perde consapevolmente e volontariamente è l’unico vero fallimento della vita.
PAOLO RICCI