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Domenica 28 Maggio è andato in scena presso il delizioso Teatro Kopó  di Roma “PERCHÈ AMO IL MIO PECCATO“, lavoro registico di Diego Placidi, un libero adattamento di “Storia di una capinera” di Giovanni Verga. Protagonisti Ilaria Libianchi, Clara Raffuzzi, Mauro Tiberi, Marica Pace.

Lo spettacolo andato in scena 26 al 28 maggio 2017 ha una chiara rappresentazione metafisica, che mescola diversi stili. Leggiamo nel comunicato stampa “una messa in scena surreale e di chiara ispirazione ghotic dark del libero adattamento di “Storia di una capinera“.  In realtà a parer nostro travalica in una mescolanza della declamazione tipica del teatro classico, dello stile surreale e minimalista.

“Non più bambina e non ancora donna Maria, che il solo peccato che abbia mai commesso è stato amare, cammina triste, spaurita, disperata e quasi folle, lungo il viale dei ricordi. Compagno di viaggio, un destino quasi umano, ormai nemico. Entrambi sono diretti verso la sola certezza della vita…”

Lo spettacolo, adatto ai piccoli spazi, è in atto unico. Cosa interessante perchè permette di non perdere il filo della narrazione. Abbastanza aderente all’originale, presenta qualche personaggio in più, forse per meglio aiutare la narrazione.

Particolari le figure delle Moire che rendono la narrazione filo-classicista, al punto, a volte, di poter essere paragonate alla messa in scena della tragedia greca.

Interessante la regia che tende a risolvere con arguzia l’uso dello spazio, purtuttavia la parte recitativa, forse appesantita dalla declamazione testuale, appare poco convincente.

“Perché amo il mio peccato” risulta infine una rappresentazione complessa, sicuramente poco adatta ad un pubblico leggero e di intensa partecipazione. Probabilmente necessita di adattamenti scenici maggiori e un adattamento del testo e della narrativa che spesso risulta lenta e poco fruibile ma che consigliamo di vedere anche solo per ripercorrere la letteratura ottocentesca in una chiave diversa.

Alessandro Decadi

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