Il Cantico dei Cantici: l’amore ON AIR
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Roberto Latini riscopre Il Cantico dei Cantici e lo porta in scena in modo attuale, moderno, estremo. Con un pugno di oggetti sul palco, al Teatro Vascello, fino a domani sera, è la voce e la potenza dei versi ad incantare il pubblico. Il Cantico, composto nel IV secolo a.C. ed attribuito al saggio re Salomone, è un insieme di poemi d’amore tra Salomone e Sulammita.
I due amanti rivivono tra tenerezze ed allegorie amorose, Come sei bella, amica mia, come sei bella! I tuoi occhi sono colombe. Come sei bello, mio diletto, quanto grazioso!, ma anche con un ardire di toni ricco di sfumature sensuali e immagini erotiche, le curve dei tuoi fianchi sono come monili, opera di mani d’artista. Il tuo ombelico è una coppa rotonda che non manca mai di vino drogato. Il tuo ventre è un mucchio di grano, circondato da gigli. I tuoi seni come due cerbiatti, gemelli di gazzella. […]
Ho detto: «Salirò sulla palma, coglierò i grappoli di datteri; mi siano i tuoi seni come grappoli d’uva e il profumo del tuo respiro come di pomi, che Latini, regista e attore, non trattiene. «Ho tradotto alla lettera la sensazione, il sentimento, che mi ha da sempre procurato leggere queste pagine», dice Latini, «ho cercato di assecondarne il tempo, tempo del respiro, della voce e le sue temperature. Ho cercato di non trattenere le parole, per poterle dire, di andarle poi a cercare in giro per il corpo, di averle lì nei pressi, addosso, intorno; ho provato a camminarci accanto, a prendergli la mano, ho chiuso gli occhi e, senza peso, a dormirci insieme: vi prego, non svegliate il mio amore che dorme».
Si è ipnotizzati dal corpo flessuoso, dinamico di Latini che muore d’amore tra atmosfere melliflue e romantiche, dove la donna cerca protezione, e più aspre in cui è la donna, spregiudicata, a chiedere l’iniziativa nell’amplesso. Siamo ipnotizzati dai versi, dalla perdita dell’amore che conduce alla pazzia, alla rabbia per un amore non consumato, immobili mentre sentiamo la tensione salire, il respiro ansimante, i tuoi occhi mi dissolvono, che peccato, le lacrime rigano le guance.
Adattamento e regia Roberto Latini
Musiche e suoni Gianluca Misiti
Luci e tecnica Max Mugnai con Roberto Latini
Organizzazione Nicole Arbelli
Produzione Fortebraccio Teatro con il sostegno di Armunia Festival Costa degli Etruschi, con il contributo di MiBACT Regione Emilia-Romagna. Durata 50 minuti senza intervallo Roberto Latini vincitore del Premio Ubu 2017 come Miglior attore o performer Gianluca Misiti vincitore del Premio Ubu 2017 come Miglior progetto sonoro o musiche originali.[:]