SpettAttori @ Teatro Vittoria di Roma
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Dal 2 al 12 maggio 2019
SpettAttori
di Michael Frayn
regia Pino Strabioli
con Pino Strabioli, Orsetta De Rossi, Luca Ferrini,
e con Alessandra Ferro, Alberto Melone, Lucia Tamborrino, Luca Staiano, Stefano La Cava, Andrea Verticchio, Chiara Vinci,
Chiara Ricci, Maria Chiara Orti
aiuto regìa Davide Sapienza assistente alla regìa Dario Pastorino
scene Barbara Ferrini costumi Zena Diamantakos disegno luci Alessandro Turella
ufficio stampa Silvia Signorelli
Dopo 20 anni va di nuovo in scena al Teatro Vittoria a Roma l’esilarante commedia di Michael Frayn “Spettattori”. Il titolo, grazie al geniale raddoppiamento della doppia T, già può dare l’idea della “specularità” che vivranno gli spettatori, ma anche gli stessi attori. E’ una delle più originali versioni del “teatro nel teatro”, assieme ad un’altra delle più famose commedie di Frayn, “Rumori fuori scena”, dove viene rappresentato quello che succede dietro le quinte di un teatro.
Stavolta protagonista è la “platea”. La prima nota d’effetto è che il “vero” pubblico vede rappresentato sé stesso: mentre gli ultimi spettatori stanno finendo di sedersi, cominciano ad entrare gli “spettattori” sulla platea di scena. E’ questo il primo impatto che innesca la simbiosi che caratterizza tutta la commedia. Dopo un lungo, e a dir vero comico silenzio in cui le due parti si fissano e si studiano, gli “spettattori” in scena si rendono portavoce dello sconcerto degli autentici spettatori. Ognuno di loro rappresenta la caricatura delle varie tipologie dello spettatore a teatro: c’è il ritardatario che crea scompiglio e insofferenza, la vecchietta pettegola e criticona accompagnata dalla figlia depressa e complessata, lo studente accompagnato dal suo professore che mostra tendenze omosessuali, la coppia ormai “stantia” in cui il marito si addormenta continuamente di colpo per crisi di narcolessia, la coppia adultera dell’ultima fila ed infine la maschera che cerca di imporre il silenzio in sala con scarsi risultati. C’è poi l’autore e regista che da dietro le quinte commenta, più che altro malamente, tutto quello che i suoi “spettattori” fanno. Il ritmo della commedia procede da un estremo all’altro con una precisione impeccabile: in principio è molto lento, a rappresentare prima lo stupore e poi la noia degli “spettattori” nel trovarsi di fronte una platea che li fissa soltanto. Poi ecco i primi commenti più vivaci da cui cominciano a trasparire il carattere e le problematiche di ognuno dei personaggi, attraverso un intreccio in cui si tesse la trama, una trama che in realtà quasi non c’è, ma è fatta soltanto del “primo tempo” a cui gli “spettattori” assistono, l’ ”intervallo”, la parte più comica di tutta la commedia in cui la tensione precedente dà sfogo a tutta una serie di interazioni grottesche e paradossali, e la parte in cui gli “spettattori” riprendono a tutti gli effetti il ruolo di attori, ripetendo i punti salienti dei momenti precedenti, quasi ad attuare uno scimmiottamento dei “sé stessi” di prima, il tutto ad un ritmo serrato. C’è poi l’epilogo della parte finale: gli attori riprendono il ruolo di spettatori dispiegando e chiarendo le loro storie private emerse a tratti nel corso della commedia.
La regia di Pino Strabioli assieme alla bravura degli attori, ha magistralmente mantenuto in equilibrio la struttura rischiosamente malleabile della commedia.
Nel complesso uno spettacolo che garantisce divertimento e riflessione al tempo stesso, grazie ad un testo con cui Frayn è riuscito a fare della “comune banalità” una risorsa per imparare a ridere degli aspetti di noi che possiamo vedere attraverso gli altri.
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