[:it]Strutture per oboe e pianoforte @Camera Musicale Romana[:]
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Domenica 11 Febbraio ore 18.30 si è svolto come di consueto presso la Camera Musicale Romana il concerto del Duo Leonardo per la rassegna “Musica ai Ss. Apostoli”. Il concerto dal titolo programmatico “strutture per oboe e pianoforte” è stato recensito dalla nostra redazione che presente in sala, non si è lasciata sfuggire l’occasione per esprimere il suo pensiero.
Nell’ambito della musica classica da camera con accompagnamento di pianoforte, l’oboe gode di un repertorio meno vasto di quello del binomio violino-pianoforte o violoncello-pianoforte. Lo stesso dicasi, con tutta probabilità per le frequentazioni concertistiche di cui è oggetto tale repertorio. Nondimeno, esso racchiude alcune interessanti composizioni, una parte delle quali ci è stata presentata, presso la Sala dell’Immacolata a Roma, domenica 11 febbraio dal Duo Leonardo, costituito da Ida Gianolla e dal pianista Claudio Martelli, formazione interessata, in particolare, a proporre quella parte del letteratura per oboe e pianoforte composta in epoca moderna.
Si spiega così la scelta dei quattro lavori eseguiti in questa occasione dal Duo Leonardo, tutti composti nel Novecento; presentati, nella fattispecie, cominciando con le Variazioni di Edward Benjamin Britten per finire con la Sonata di Camille Saint-Saёns; nel mezzo, la Sonata di Paul Hindemith e Francis Jean Marcel Poulenc.
Il concerto, dicevamo, si è aperto infatti con le moderne Temporal Variations, lavoro di dell’allora ventitreenne Britten (le variazioni risalgono al 1936), brano di accattivante modernità nel quale sullo sfondo di mutevoli figurazioni pianistiche spesso si staglia l’indovinatissima sonorità un po’ (e gradevolmente) acidula dell’oboe. Lodiamo in particolare l’esecuzione ritmicamente serrata della variazioni “March” ed “Exercises” e l’ottimo resa del passaggio alla successiva variazione, “Commination”.
Il tedesco Hindemith ha composto sonate per praticamente ogni tipo di strumento accompagnato dal pianoforte. Non poteva, dunque, mancarne una per oboe: la Sonata per pianoforte ed oboe composta nel 1938 e pubblicata nel 1939. Del movimento iniziale abbiamo apprezzato la precisione con cui Gianolla e Martelli hanno realizzato i non facili incastri ritmici della scrittura di Hindemith e l’abilità dell’oboista nell’eseguire alcune sonorità “sospese” nel secondo tempo.
Al 1962 risale la raffinata Sonata (FP 185) di Poulenc. In tre movimenti, scritta con un linguaggio complessivamente più “comprensibile” rispetto a quello di Hindemith, ci è parsa un palcoscenico perfetto per mettere in risalto le doti di questi due validi musicisti, doti che, in un circolo virtuoso, mettono a loro volta in risalto quelle delle musiche che suonano. Ecco quindi risuonare con vigore i poderosi passaggi dello Scherzo e, invece, con meditata sofferenza le atmosfere del terzo tempo, denominato da Poulenc Déploration – Tres calme, soprattutto, in quest’ultimo caso, grazie al talento della Gianolla e le intense sonorità che sa trarre dall’oboe.
Ultimo brano del programma – La Sonata in re maggiore Op. 166 di Saint-Saёns, composta dal vegliardo compositore nell’anno della morte, il 1921 (Saint-Saёns era nato nel 1835…). Possiamo immaginare un particolare interesse dell’anziano compositore nel rivedere la forma classica della sonata nella sua declinazione per strumento a fiato e pianoforte, proprio verso il termine della sua vita, se fa fede il catalogo delle opere pubblicate: all’Op. 166 seguono la 167 per clarinetto e pianoforte e la 168 per fagotto e pianoforte, veramente fra le ultimissime composizioni pubblicate vivente l’autore. Anche in questo lavoro gli artisti si sono dimostrati perfettamente affiatati, regalando un bel finale di concerto, per il piacere del pubblico e di chi scrive.
di Marco Parigi
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